Tunisia, Libia, Turchia, Pakistan, Francia, Mali, Siria, Nigeria, Ucraina, Iraq, Somalia, Congo, Afghanistan, Cecenia, Israele, Sudan, Yemen… Da una parte.
Quotidianità, gite, impegni, panorami,
caffè, capricci, pensieri. Dall’altra.
Conversare, rispondere, pubblicare,
condividere, linkare, scrivere. Ho pensato che non ne valesse la pena. Che non ci fosse
spazio per tutto questo, che non avesse senso quando il mondo è in cerca di
pace. Una pace che non troverà, una pace che non è in grado di dare.
Intanto le settimane trascorrono. Mentre
le notizie si ripetono e s’imbruttiscono la mia famiglia vive le
sue giornate, tra impegni, attività, le scarpe di un numero più grande da
comprare, l’entusiasmo per una nuova parola imparata, la gioia di un bel voto,
i regali da impacchettare. Fermarsi non è possibile.
E mi viene in mente una canzoncina
che canto con i miei bambini. Una mattina, mentre facciamo colazione.
“Do la mia pace a voi, io non vi do come
il mondo vi dà.
Il vostro cuor non tema, credete in Dio e in me.
… Su nel ciel c’è un posto anche per voi.
Io vado a prepararlo, poi ritornerò…
Do la mia pace a te, sol non temer, non temer, non temere.”
Sono le parole di Gesù, riportate nel
vangelo di Giovanni, al capitolo 14.
In queste parole ho trovato la risposta
alle mie domande. Il perché, il come e il senso del vivere la mia quotidianità.
Abbiamo il dovere di essere informati, consapevoli, uomini e donne di
preghiera, uomini e donne che agiscono, mogli, madri e mariti, padri presenti.
Con la vera pace nel cuore, è possibile.
Il vostro cuor non tema, credete in Dio e in me.
… Su nel ciel c’è un posto anche per voi.
Io vado a prepararlo, poi ritornerò…
Do la mia pace a te, sol non temer, non temer, non temere.”
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